Thursday 27 November 2025 - 07:42
Negoziare con Trump significa cedere allo stile di vita occidentale

L’Hojjatoleslam Mandegari ha sottolineato l’importanza di una vita centrata su Dio, richiamando l’esempio di Bohlul. Sul piano politico ha definito Trump “il presidente più bugiardo della storia americana”, incapace di negoziare e in conflitto con il popolo americano e con se stesso. Ha inoltre avvertito sui rischi dei negoziati con gli Stati Uniti, ribadendo la fermezza del popolo iraniano nel preservare la propria identità spirituale e culturale.

Agenzia Hawzah News – Martedì 25 novembre 2025, intervenendo al programma Samte Khoda (Verso Dio), l’Hojjatoleslam Mohammad Mahdi Mandegari, docente di seminario e università, ha richiamato il versetto coranico “E aggrappatevi tutti insieme alla corda di Dio e non dividetevi” (Āl-ʿImrān, 3:103), spiegando che questa corda divina è lo stile di vita centrato su Dio: il legame con il sacro Corano, la Ahl al-Bayt e la wilāya (la guida e l’autorità spirituale islamica), capace di sciogliere le tensioni, risolvere i problemi e mantenere saldo il cuore dell’uomo.

In questo quadro spirituale e morale, Mandegari ha ampliato il discorso alla politica internazionale, ricordando che gli stessi americani considerano il negoziato uno strumento per esercitare pressioni e pianificare attacchi, non un vero percorso di dialogo. Ha definito Donald Trump “il presidente più bugiardo della storia americana”, privo di lucidità per condurre trattative e in costante conflitto con il popolo americano e persino con se stesso. Ha sottolineato che, con Trump, il negoziato non può generare alcuna comprensione reciproca: diventa uno strumento di inganni, imposizioni e richieste unilaterali, finalizzato a indebolire l’indipendenza dell’Iran.

Ha ricordato poi l’importanza di osservare la preghiera all’orario prescritto, anche in mezzo agli impegni quotidiani, sottolineando che un gesto breve ma puntuale nutre l’anima quanto un buon pasto nutre il corpo. Per illustrare questo principio, Mandegari ha raccontato un episodio risalente al periodo precedente la Rivoluzione, con protagonista Mohammad Taghi Bohlul.

Durante un viaggio in autobus tra Qom e Teheran, si trovò al momento della preghiera e desiderava scendere per pregare. Il conducente, sorpreso, gli chiese cosa intendesse fare in mezzo al deserto, e Bohlul rispose semplicemente che voleva pregare. Il conducente lo lasciò scendere e ripartì, mentre Bohlul stese il suo mantello, individuò con precisione la qibla e si mise in preghiera. Al termine della preghiera, un veicolo comparve all’orizzonte, si fermò e, con rispetto, lo portò a Teheran, arrivando perfino prima dell’autobus.

Mandegari ha sottolineato che questo episodio dimostra come Dio apra sempre la strada a chi Lo cerca con devozione e sincerità, anche nelle circostanze più ordinarie o difficili.

Mandegari ha avvertito che siamo tutti immersi nelle difficoltà del mondo e che solo aggrapparsi al ḥabl-Allāh (la “corda di Dio”) può salvarci dallo smarrimento. Tutte le altre corde — l’opinione altrui, le mode sociali e, soprattutto, gli stili di vita proposti dai social — rischiano di allontanarci dalla verità.

Lo stile di vita divino, ha spiegato Mandegari, si fonda su tre pilastri: essere servi devoti di Dio, servire, aiutare e fare del bene alla gente, e mantenere una completa sottomissione ai Suoi comandamenti. La storia dimostra — ha sottolineato — che anche chi compie molti atti di culto esteriori, se manca di vera sottomissione, rischia deviazioni profonde e disorientamento spirituale.

Sul piano politico, l’Hojjatoleslam Mandegari ha sottolineato che da vent’anni la Guida Suprema, l’Ayatollah Khamenei, avverte che i negoziati con gli Stati Uniti sono più dannosi che utili. Quando un dialogo implica l’abbandono della difesa dei deboli e degli oppressi, dei valori religiosi o delle capacità di deterrenza, allora non si tratta di un vero negoziato, ma di un cedimento ai valori occidentali. In pratica, ciò che appare come trattativa rischia di trasformarsi in uno strumento volto a subordinare le scelte politiche, culturali e sociali del Paese, mettendo in pericolo l’identità e l’autonomia della nazione iraniana.

Il religioso ha concluso affermando che, nonostante le pressioni mediatiche e le influenze esterne, il popolo iraniano resta fermo nel suo amore per Fatima Zahra, pace su di lei, nel legame profondo con il Corano e con la Ahl al-Bayt, e non intende rinunciare alla propria identità spirituale e culturale. Questa fermezza, ha sottolineato, costituisce una guida sicura e una protezione solida, capace di preservare la società dalle imposizioni e dalle mode straniere, e conferma che la fedeltà ai valori religiosi e alla tradizione rappresenta la vera forza di resistenza del Paese.

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